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La felicità è un obiettivo o un percorso?

La stragrande maggioranza di noi è cresciuta pensando che ottenere beni materiali sia una garanzia di felicità, ma la psicologia e le neuroscienze ci hanno dimostrato che questi bisogni portano ad un livello di infelicità sempre maggiore se non si riesce a gestire il rapporto con essi. Essi rispondono a bisogni che ci spingono a darci da fare, ad impegnarci per ottenerli. Fin qui, tutto bene.

Quello che fa diventare questi obiettivi una fonte di infelicità, una volta soddisfatti, è che essi fanno nascere nuovi bisogni da appagare, in una progressione infinita, in un rincorrere continuo. Questa corsa chiede continue energie e presenta il rischio di far perdere il focus sul contesto e sulle nostre relazioni.  

Recenti studi dimostrano che la felicità è sempre meno dipendente dalle circostanze reali delle persone e sempre più correlata al livello personale di percezione.

Le indagini della psicologia positiva evidenziano che la felicità più duratura sta nelle situazioni in cui possiamo accrescere la nostra rete di relazioni e in quanto più i nostri obiettivi possano essere condivisi con gli altri.

Quindi, se l’oggetto dell’obiettivo è lo stimolo a “darsi da fare”, non basta a realizzare la felicità. Esso deve inscriversi in una VISIONE PIU’ AMPIA, coinvolgente noi come persone e il nostro contesto.

Un’altra conseguenza di questa analisi è che la felicità presuppone sforzi ed impegno continuo, in presenza e nonostante le difficoltà.

Lasciando le osservazioni sulla Visione di noi stessi e il rapporto con gli obiettivi che ci poniamo, provo a lasciare qualche osservazione sull’attitudine a perseguire con determinazione i propri obiettivi. Per questo atteggiamento si usa un termine che, negli ultimi mesi, è risuonato e rimbalzato in ogni dove ma che mantiene la sua potenza nonostante l’abuso che ne è stato fatto: Resilienza

 Questo termine è stato mutuato dalla fisica; sta ad indicare la capacità di un materiale di riprendere la propria forma, dopo aver subito una sollecitazione di qualche tipo dall’esterno. Nell’ambito dello sviluppo personale, tuttavia, l’attitudine a riprendere la propria forma iniziale non è sinonimo di attitudine allo sviluppo ma di rigidità, inattitudine all’adattamento e al cambiamento se guardiamo ai comportamenti; atteggiamento lodevole se si guarda alla Visione della propria vita e ai propri valori.

Quale e quanta resilienza può garantirci di restare su un percorso di  felicità?

Proviamo a delineare alcuni aspetti delle persone permanentemente e costantemente capaci di percepire la felicità del proprio cuore.

 Per imparare ad apprezzare la nostra vita e a goderne di più, dobbiamo capire cosa rende alcune persone generalmente più felici di altre.

Questo non significa non avere mai problemi. La resilienza consiste proprio nel saper affrontare e risolvere gli ostacoli della vita con un atteggiamento positivo e decisivo, attingendo alle risorse interiori  per trasformare ogni situazione problematica in un’occasione di crescita e miglioramento personale. 

Lungo la mia esperienza e grazie agli studi degli ultimi anni, sono d’accordo sull’individuare 4 tratti interiori che predispongono le persone ad avere atteggiamenti positivi e ad essere più resilienti rispetto ad altre:  

Autostima: Le persone felici rispettano il loro valore di esseri umani e hanno fiducia in se stesse. Quando i tempi si fanno complessi, le persone con un solido senso di autostima e una ferma convinzione nelle proprie competenze sono le stesse che persistono fino a quando hanno risolto con successo le difficoltà, affrontandole con sicurezza e fiducia. In questo modo il senso di autostima si rafforza e le risorse interne aumentano.

Locus of control: la capacita di mantenere l’attenzione sugli aspetti gestibili e influenzabili direttamente, piuttosto che combattere senza sosta contro gli elementi non alla nostra portata, disperdendo energie e tempo.

Ottimismo: Le persone felici sono persone che attingono alle energie delle emozioni positive come la speranza, l’interesse, la curiosità, la gratitudine ma soprattutto sono consapevoli delle proprie risorse mentali e materiali. In questa maniera restano vigili nel cogliere le opportunità dietro ogni situazione e percepire nuovi scenari e nuove soluzioni.

Espansività: Le persone felici tendono ad essere estroverse e socievoli. Mostrano una capacità di accettazione e accoglienza che permette loro di avere amici e di impegnarsi in attività sociali gratificanti attraverso le quali sperimentano affetto e sostegno sociale. Il supporto sociale, a sua volta, rafforza il senso di autostima delle persone felici, in un circolo di salute. 

RESILIENTI SI NASCE O SI DIVENTA?

 Non tutti nascono resilienti. Possono le persone pessimiste di natura, o depresse diventare più felici?

La risposta è si: allenarsi a sostituire il pensiero negativo con una visione più positiva e fiduciosa, può davvero aiutare a diventare delle persone migliori.

 Impegnarsi quotidianamente a cambiare il proprio atteggiamento, fingendo di essere persone più sorridenti, ottimiste e fiduciose, inizialmente potrebbe risultare come un comportamento falso, ma col tempo la pratica della felicità darà i suoi frutti e sarà più naturale sentirsi a proprio agio in questa visione resiliente del mondo.

Comprendere e sviluppare la propria VISIONE, di sé stessi e del  mondo, comprendere la differenza fra obiettivi nella vita e scopo della vita può portarci a percepire la qualità della nostra esistenza e il benessere in termini sempre più soddisfacenti.

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